…e Dior creò il sogno

L’esposizione «Dior, couturier du rêve» inaugurata a Parigi nell’estate del 2017, arriva in questi giorni nella capitale britannica e diventa «Dior, designer of dreams».

Lo strepitoso successo a Parigi, dove riuscire ad entrare è stata una missione impossibile, almeno per me, si ripete al Victoria & Albert Museum di Londra, dove però, questa volta, caparbia, sono riuscita ad ottenere il biglietto per il magico sogno.

Intraprendo questo «viaggio» sensazionale, sapendo già che un’emozione straordinaria mi attende.

All’entrata, sono immediatamente meravigliata da «Lui», il famoso primo esemplare del «New Look».

Christian Dior è entrato nella leggenda grazie alla redattrice americana Carmel Snow, che, incantata dalla sua collezione «Corolle», esclamerà «This is the new look!» («È questa la novità! »).

Lungi dal voler entrare nella storia con questa collezione del primo dopoguerra (1947), Christian Dior, semplicemente inspirato dal suo amore smisurato per fiori e giardini, crea una nuova silhouette, composta da una gonna molto ampia, generosa e poetica, proprio come la corolla di un fiore che, malgrado lui, diventerà il simbolo della rinascita, dell’ottimismo ritrovato, della voglia di vivere, insomma… di una nuova era.

L’entrata dell’esposizione, il primo esemplare del New Look (1947), il modello « Scarlet », emblema degli anni 50 (A/I 1955)

Avanzando nel «sogno», scopro che Monsieur Dior era un «anglofilo confermato», come amano definirlo gli inglesi («a confirmed anglophile») ed ammirava particolarmente la famiglia reale.

Al centro della sala consacrata alle celebrità, «regna», sotto vetro, il mitico abito creato per i ventun anni dell’infelice Principessa Margaret, e tutte le creazioni dedicate ai personaggi famosi, reali o no, che hanno contribuito ad alimentare il mito di Christian Dior, il preferito dalle regine, dalle principesse e dalle star di ogni Paese.

L’abito per i ventun anni della Principessa Margaret, gli abiti eccezionali di reali e celebrità, l’ispirazione a Versailles (John Galliano per Dior), la stanza dei pezzi a inspirazione reale

Lo sappiamo, il destino sarà funesto con Christian Dior, stroncandolo improvvisamente, nel fiore della sua ascesa. Discreto, ma gioioso, goloso ed amante delle cose semplici, Monsieur Dior morirà in Italia, alle Terme di Montecatini nel 1957, dieci anni dopo l’arrivo del leggendario «New Look».

Ma il talento ed il prestigio della Maison Dior rimarranno intatti.

Inaspettatamente, sarà il prodigioso Yves Saint Laurent, a soli ventun anni, ad essere scelto per sostituire il Grande Maestro e creerà le collezioni della Maison Dior, dal 1958 al 1960.

Timidezza, semplicità e grande sensibilità sono qualità che questi due geni creativi hanno indiscutibilmente in comune.

Yves Saint Laurent (1957/60), Marc Bohan (1961/1988)

L’essenza delle collezioni di Yves Saint Laurent, per Dior, inaugura questo percorso consacrato a tutti i creatori che hanno rappresentato e rappresentano Dior, da più di sessant’anni.

Dal 1961 al 1988, Marc Bohan veglierà sulle collezioni e permetterà alla Maison di crescere e di adattarsi ad epoche molto diverse. Una missione decisamente complessa, marcata da cambiamenti radicali, ad ogni decennio. La Maison Dior rimarrà un valore sicuro, malgrado l’arrivo di una «nuova leva» nella moda.

Verso la metà del percorso, sono fiera di constatare che l’Italia occupa un posto d’onore nel destino della Maison Dior.

Il rimpianto Gianfranco Ferré sarà chiamato a sostituire Marc Bohan, a partire dal 1989. L’epoca è delicata ed un rinnovo, in termini d’ispirazione, s’impone.

Ancora una volta, il compito va ad un creatore riservato ed umile, come se i valori ed i principi di Christian Dior fossero una condizione fondamentale per ritrovare la delicatezza e la poesia che ne hanno creato la leggenda.

Gianfranco Ferré (1989/99), John Galliano (1999/2011)

Si passa, poi, alla travolgente «epoca John Galliano», molto meno riservato, chiamato ad accompagnare la svolta verso il nuovo secolo, e lo farà in modo esuberante, estremo, come «estrema» sarà la sua clamorosa, e forzata, uscita di scena, nel 2011.

John Galliano lascerà un vuoto difficile da colmare, malgrado tutto, e sarà lo schivo Raf Simons a doversi mostrare all’altezza, accettando la sfida solo dal 2012 al 2014, quando, sommerso dal turbine, troppo intenso, del ciclo della moda, rinuncerà al suo ruolo, lasciando l’ufficio stile agire da solo, per qualche stagione.

E l’Italia torna a brillare da Dior, con l’arrivo della prima donna della Maison, l’ottima Maria Grazia Chiuri, nel 2016.

Di poche parole, conscia dell’onore, e dell’onere, che questo compito le impone, rivisita l’archivio della Maison Dior, costellando le sue collezioni di dettagli cari a Christian Dior, imponendo però una visione decisamente personale ed anche femminista.

E poi, l’ispirazione esotica ed un favoloso muro d’accessori di tutti i tipi ci inebriano, fino ad una sala d’eccezione, dove le bianche tele delle più belle creazioni sono rappresentate in lungo ed in largo, dandoci un’indimenticabile lezione d’artigianato e d’eccellenza.

Ispirazione esotica e muro d’accessori
La salla delle tele e dell’artigianato d’eccezione

Come Alice nel paese delle meraviglie, passo da un mondo all’altro, da un’atmosfera all’altra, da una scenografia all’altra, senza mai stancarmi, estasiata, a bocca aperta… lasciandomi cullare, trascinare da questo lungo sogno.

Arrivando alla «sala da ballo», mi rendo conto che tutti i periodi percorsi sono, in fondo, coerenti, fluidi, e che il DNA della Casa di moda, resta comunque riconoscibile, praticamente intatto.

Mi rendo conto che tutti i creatori che si sono susseguiti, dopo Christian Dior, non hanno perso di vista un solo secondo il favoloso incarico che è stato affidato loro: mantenere lo stile di Monsieur Dior vivo, attraverso gli anni, o meglio ancora, i secoli.

La sala dal ballo della mostra “Dior, designer of dreams”, Victoria & Albert Museum, Londra.

Quest’ultima sala mi accompagna dolcemente verso l’uscita ed io mi sveglio all’improvviso da questo sogno, mi guardo intorno, mi chiedo se ho visto proprio tutto.  Sono tentata di tornare indietro, di rivedere, di rivivere… insomma, di rimandare ancora il momento di lasciare questo mondo fantastico.

Un souvenir prima di uscire… non resisto alla tentazione. Un minuscolo quaderno, la cui citazione m’interpella personalmente.

«Qualsiasi cosa tu faccia – per lavoro o per gioco – falla con passione», Christian Dior, Designer of dreams.

Monsieur Dior amava le donne, le rispettava, le ha liberate dal ricordo della guerra, ha offerto loro dolcezza, grazia, ed una femminilità ritrovata ed affermata.

Uscendo dal Victoria & Albert Museum, c’è il sole…

Christian Dior seguiva scrupolosamente l’astrologia e questo momento, dedicato alla sua opera, ha decisamente il sole nel segno.

Mila Maggio

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