La newyorkese e la moda

Chi di noi, « ragazze », non ha mai sognato di essere, Carrie Bradshaw, il mitico personaggio incarnato dall’ancora più mitica Sarah Jessica Parker ?

Ripassando, per l’ennesima volta, l’iconica serie televisiva «Sex and the City» e i due film dedicati alle vicissitudini di quest’eroina moderna, commovente e talmente umana, spiritosa, sexy e così bella nella sua imperfezione… non ci può che venire la voglia smisurata di spiare le abitudini della newyorkese, da me osservata per dieci giorni, e d’imparare ancora qualcosa, in termini di moda.

New  York, New York

New York, a primavera inoltrata, è un concetto quasi banale, immortalato da innumerevoli film, romanzi e serie televisive. Il cielo, qui, è rosa alle sei di sera, rosso alle sette e, a partire dalle otto, il calare della notte dà vita alla sua immagine più celebre: grattacieli ed edifici di archittetura diversa, talvolta dissonante, ma che lasciano a bocca aperta anche i newyorkesi più cinici.

Da subito, capisco che la moda, a New York, è un concetto diverso dal nostro e che ogni quartiere ha i suoi codici ben precisi…

«La vecchia Europa», come ci chiamano loro, mescolando Italia, Francia, Inghilterra e «tutto il resto», è considerata una referenza in termini di stile, da quelli che qui, oggi, regnano incontestati: gli «Hipsters».

Gli Hipsters sono quella frangia della popolazione newyorkese, agli antipodi della visione basica dell’America conservatrice, che mangia bio, che lotta per un clima migliore, che rifiuta di vivere nella frenesia di Manhattan e che ha fatto di Brookylin, un tempo povero e malfamato, il quartiere più «in» del momento.

Per le strade di Bushwick e Williamsburg (le zone più «fashon»), osservo un misto saggiamente composto da capi firmati, vintage, mercato d’occasione, giovani creatori e anche creazioni personali.

Questa bohémien, simpatica, «laidback» (rilassata) e un filo snob, vanta sovente una carriera artistica di successo e, udite, udite, dedica finalmente del tempo alla famiglia, agli hobbies, ai viaggi. Una newyorkese che crede nei nuovi valori… quelli di un tempo !

La Hipster Girl di Bushwick e Williamsburg (Brooklyn)

All’opposto dei famosi «yuppies», glorificati dalla New York degli anni 80, quella incarnata della comunque favolosa Melanie Griffith in «Donna in carriera», queste giovani donne sono, in fondo, le nipotine di Annie Hall, il mitico personaggio dell’omonimo film di Woody Allen, interpretato dall’anticonformista Diane Keaton.

Melanie Griffith (Donna in carriera, 1989) e Diane Keaton in (Annie Hall, 1977)

Ma in linea generale, lo stile è dettato dalla necessità di fare dei compromessi con la moda.

A New York, in realtà, il diavolo non veste sempre Prada…

Ovunque si vada, le distanze sono immense e più vite si susseguono, nel corso di una sola giornata. La newyorkese cammina, corre come respira e un solo accessorio riassume il suo vero stile: la Sneaker.

Questa scarpa da ginnastica, con una suola tecnica, sempre più sofisticata e dallo stile sempre più ricercato, ideata per fare sport, ma non solo, anche per essere comodi, avere un look ed adattarsi a tutti gli imprevisti, è la vera regina di New York.

Dalla Off_White (il marchio cult di Virgil Abloh, il più influente del momento), alla Yeezy (il marchio di Kenye West), dalla «Triple» S di Balenciaga (ispirata dagli anni ’90), alla giustamente battezzata «Manhattan» di Acne Studio, passando per la sempreverde Nike, di cui i newyorkesi collezionano e personalizzano i modelli «cult», la Sneaker è la perfetta alleata della «città che non dorme mai» e si porta in qualsiasi situazione… persino all’Opera !

Off_White, Yeezy, « Triple S » Balenciaga, « Manhattan » Acne Studio, Nike Flagship,
la newyorkese « laidback » all’Opera

La vera newyorkese, naturalmente, apprezza i grandi marchi europei.

Di sicuro ama Gucci, la cui boutique più bella e concettuale è proprio a Soho, è affascinata dall’intellettuale Prada, ammira Chanel, di cui capta quello stile semplice e talmente unico, adora Dior, che sfoggia sempre con orgoglio. Il marchio italiano o francese è portato come simbolo di cultura e di esclusività.

Gucci (63 Wooster Street), Prada (575 Broadway), Chanel (139 Spring Street) Dior (870 Madison)

Però, alla fine, i marchi americani hanno la meglio, per la vita di tutti i giorni.

Più familiari, più commerciali e meno spettacolari, comprendono la newyorkese, traducono perfettamente il suo stato d’animo e rappresentano un valore più vicino alla sua realtà.

Quando deve «vestirsi», la newyokese dell’Upper East Side, la zona più classica e ricca di NYC, punta su Ralph Lauren, dove può trovare un guardaroba completo, dagli impegni di lavoro a Manhattan, ai fine settimana agli Hamptons, ma dove può anche rilassarsi in famiglia al «Ralph Coffee».

Per spendere un po’ meno, crede nel versatile Michael Kors, un prêt-à-porter più basico, molto diffuso ed estremamente differenziato, in termini di prezzi.

Per sentirsi bella, e spendere molto, va da Tom Ford, recentemente nominato presidente del CFDA (Coucil of Fashion Design of America), succedendo a Diane Von Fürstenberg.

Poi, qualche volta, la newyorkese dei quartieri «upper-class» (altoborghese), un po’ alla «Gossip Girl», adotta uno stile più appariscente ed orgogliosa, sfoggia su Instagram manicure, ciglia finte e messa in piega laccata… ma sempre più raramente.

La newyorkese non è un’americana come le altre e lo sa.

Ralph Coffee (Upper East Side), Michael Kors (790 Madison Ave), Tom Ford (672 Madison Ave), La newyorkese upper-class

Anche se Manhattan non è più la regina assoluta di New York, resta il perno della città.

La giornata della newyorkese comincia immancabilmente col footing, spesso a Central Park, prima di andare a lavorare. Se non corre, medita o fa Yoga e Pilates. I negozi specializzati in «Fitness, ma non troppo», con capi belli, leggeri e dai colori neutri, si moltiplicano. Il più chic del momento è AloYoga. Alleare pratico e chic è la vera sfida della newyorkese.

Jogging a Central Park, Meditazione e Yoga, Alo Yoga Store (96 Spring St)

A mezzogiorno, si reca all’Hotel Plaza per un pranzo leggero, o dopo il lavoro per un drink.

In ufficio, le ore non si contano, ma uscire è importante per alimentare il proprio social network, che qui, è un mestiere come un altro… La newyorkese è su tutti i fronti.

Mercoledì sera «taglia» la settimana, andando all’Opera o ad uno di quei concerti a Central Park, dove le star si producono gratis, a sorpresa.

Se resta in città, i fine settimana sono dedicati ai mercatini, dove prodotti artigianali e locali spopolano, ma anche gli esotici e carissimi prodotti europei.

Poi un tè verde al Soho Grand Hotel, prima di una cena al famosissimo Buddakan, dal menù «asian-fusion», dove è stato girato anche un episodio di Sex & the City.

Plaza Hotel (768 5th Ave), Metropolitan Opera (Lincoln Square), il concerto di Taylor Swift a Central Park, mercatino «local» del sabato, Soho Grand Hotel (310 W Broadway), Buddakan (Chelsea Market), nel film Sex & The City

New York è ammaliante, inebriante. Ci si abitua facilmente, ci si affeziona rapidamente, si vuole restare per sempre… immediatamente.

L’ultimo giorno, perdendomi dietro la quinta strada, mi appare, come per incanto, la splendida boutique di Sarah Jessica Parker (oggi anche creatrice), dove trovo la spettacolare «SJP Collection».

E come resistere, prima di ripartire, alla tentazione di portare con me quei bellissimi stivali dorati, che la commessa mi dice essere i preferiti della bella «Carrie»…? Sarà la mia ultima follia, in questi dieci giorni di totale immersione.

These boots are made for walking… come una vera newyorkese. Come Carrie.

SJP Collection PopUp Store (52nd St)

Di Mila Maggio.

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