STILISTI e MARCHI EMERGENTI: MODA UOMO P/E 2020 E HAUTE COUTURE A/I 2019-20

A qualche giorno dalla fine delle sfilate Uomo, Primavera/Estate 2020 ed Alta Moda, Autunno/Inverno 2019-20, in un periodo in cui le proposte dei marchi-star sono ormai svelate e scrutate mondialmente, dal momento in cui sfilano, diamo, per una volta, la parola alla nuova leva, ancora troppo silenziosa e tentennante, ma presente e pronta ad affrontare il mondo che ci attende…

Con le idee più che chiare, i giovani marchi, precisi ed audaci, tracciano il loro cammino, senza guardarsi intorno, senza paragonarsi ai «dinosauri» della moda, senza paura e soprattutto, senza censura.

È una moda globale, rappresentata da tutte le nazionalità, una moda che rispecchia le sensazioni virtuali, eppure così reali, condivise nei «socials», dove ognuno si sfoga, rivendica pubblicamente, può riconoscersi e sentirsi compreso.

Come se l’unione facesse la forza, in un mondo in cui, si sa, ogni brand che si rispetti pecca di un egocentrismo sfrontato, questi giovani marchi assumono un linguaggio comune, sono più consapevoli e coscienti, si mostrano più « umani », non aspirano ad essere un ideale da copiare, ma un esempio da seguire.

In una stagione (ufficialmente) Uomo, in cui i marchi classici fanno di tutto per predominare ed una Haute Couture, in cui la mitica Maison Schiapparelli riappare, come per incanto, per dare nuovamente del filo da torcere a Chanel, come cent’anni fa, una nuova generazione s’impone ed annuncia i colori di questo nuovo secolo.

Eccone una piccante selezione.

UOMO SÌ, GENDER NO 

Esattamente 100 anni fa, l’iconica tendenza androgina cominciava ad imporsi con insolenza. Provocatoria, denunciava l’ipocrisia della società, ispirava intellettuali, artisti ed «incompresi» di ogni tipo.

Durante la prima guerra mondiale, la donna ha cominciato a portare i pantaloni, in tutti i sensi, e l’uomo, tornato dalla guerra, ha timidamente affermato la sua sensibilità, caratteristica considerata, fino ad allora, puramente femminile, e che era vietato esporre, quando si era un cosiddetto « vero uomo ».

Nel 2020, la moda giovane va al di là dell’androgino, ormai banale, si manifesta come un’evidenza, senza imporsi, ma proponendo una visione personale, ed annulla il confine fra uomo e donna, che, in pratica, in queste collezioni, non esiste più.

Eliminando il concetto di «genere», questa «nouvelle vague» invita chiunque ad assumere e ad interpretare i propri valori , secondo la personalità, il bisogno, la voglia e lo stile di ognuno.

L’essere diventa unico, lo stile del marchio, versatile ed adattabile.

Così, lo spagnolo Palomo Spain, appassionato di storia del costume, che conosce alla perfezione, racconta, con tagli precisi, stoffe accuratamente selezionate, colori, forme e volumi suoi, la storia di un personaggio immaginario, a metà strada fra il sensuale Jim Morrison e l’efebico Tadzio di « Morte a Venezia », che attraversa un secolo d’ispirazione e prosegue verso una meta futura, più lontana.

Palomo Spain

Per il francese Ludovic de Saint Sernin, trasparenza, sex appeal e tessuti vaporosi compongono un guardaroba unisex, ma anche «unistagione», pratico, ma sofisticato, ultra-semplice, che ciascuno può tradurre a piacere.  Una proposta che denuncia anche il vortice del ciclo delle stagioni, oggi da interrompere, per salvaguardare clima, acqua e consumo eccessivo. La vita sulla terra, insomma, minacciata, con incoscienza, dalle generazioni precedenti

Ludovic De Saint Sernin

Per il giovane brand italiano EdithMarcel (creato da Gianluca Ferracin e Andrea Masato), la moda è tecnica, non ha più confini ed è idealmente posizionata fra architettura e design. È immaginata per uomini e donne, che sfilano allo stesso tempo, portando gli stessi capi.

Uomini e donne con le stesse esigenze, stessi doveri, e naturalmente, stessi diritti…

Edith Marcel

Il marchio Andrea Crews, creato da Maroussia Rebecq, pensa alla moda di domani, con un’unica collezione uomo e donna, meno stagioni e soprattutto il concetto di riciclo.

Riutilizzare, essere in grado di re-interpretare i capi, aggiungerne di nuovi agli esistenti, farli rivivere sotto altre forme, è la preoccupazione di questa creatrice, che propone uno « streetwear » raffinato, che rinasce dalle proprie ceneri e che rifiuta categoricamente le etichette.

Andrea Crews

Per il coreano Münn, l’uomo é un neo-dandy, a cavallo fra « tailoring »(sartoria) e tecnologia. Naturalmente « genderless », non rinuncia alla tradizione, con gessati, seta e pigiami a stampe, prevede l’impermeabile, sandali minimal, ma anche sneakers… il tutto rilavorato e proposto in maniera inedita. Il suo nuovo mondo è unico, perché è il risultato di un incrocio infinito di generi, d’ispirazioni, di abitudini e d’incontri.

Münn

 

L’ALTA MODA CRESCE ANCORA 

Anche l’inaccessibile sfera della Haute Couture accetta di progredire e di prendere rischi, come con il giovane marchio Aganovich, per cui il «no gender» si manifesta nascondendo completamente il volto delle modelle.

La moda, oggi, è per tutti e la bellezza non è più solo una, all’epoca dei « socials ». Diventa messaggio, sensazione, leadership, assertività… In pratica, cambia pelle e si trasforma in «influenza».

Aganovich

Eccellenza sì, ma anche, finalmente, una visione di altre culture, usi e costumi che conosciamo poco. La Haute Couture accetta di allargare un cerchio troppo chiuso e capisce che deve assolutamente «crescere», se vuole continuare ad esistere.

È il messaggio forte dell’ambiziosa Ulyana Sergeenko, dallo stile affermato, generoso, colorato, esotico ed eclettico.

Ulyana Sergeenko

Ed infine, la cinese Guo Pei ci propone una collezione-omaggio alla storia, alla mitologia, all’arte, alla sartoria classica, con un raro senso del dettaglio. Poetica, ad anni luce dall’idea che ci facciamo, noi occidentali, del rapporto che il suo paese ha con la moda, Guo Pei é degna erede dei nostri grandi e mitici nomi della moda occidentale.

Guo Pei

Rinascere dalle proprie ceneri sembra essere il messaggio dell’ultima generazione, ma oggi, certe Leggende l’hanno capito e, per volontà o necessità, si adeguano.

La Maison Schiapparelli rinasce, sotto l’impluso creativo di Daniel Roseberry e ripropone a Chanel, con Virgine Viard al comando della Haute Couture per la prima volta, una nuova-vecchia sfida : quella delle due grandi « Dame » della moda, Elsa e Coco, la cui concorrenza ha animato i salotti dei ruggenti anni 20, da Parigi a New York.

L’audacia di stampe e di volumi surreali, contro la provocazione della semplicità estrema, costi quel che costi, ha fatto nuovamente bisbigliare, in questo caldo luglio 2019…

Maison Schiapparelli

 

Chanel

 Ed a concludere questa settimana dell’Alta Moda, a Roma, la leggendaria Casa Fendi, sfila al Colosseo ed apre un nuovo capitolo della sua storia. E senza nulla dimenticare del suo glorioso passato, come la sua città, continua il suo viaggio, ne siamo certi, verso l’eternità.

Fendi

 

Articolo di Mila Maggio.

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