L’imprenditorialità in tempo di crisi

Secondo uno studio OCSE del 2015 le piccole e medie imprese (PMI – imprese con meno di 250 dipendenti) rappresentano la struttura portante dell’economia italiana. Esse costituiscono il 99,9% delle imprese, impiegano l’80% degli occupati e producono il 67% del valore aggiunto, percentuali tra le più elevate di tutti i Paesi OCSE. Questi dati non sono variati di molto negli ultimi anni e rimanevano rappresentativi anche a fine 2019.

L’economia italiana, inoltre, risulta caratterizzata da un diffuso spirito imprenditoriale. Circa il 50% degli italiani preferirebbe essere imprenditori piuttosto che dipendenti, quasi il 25% della forza lavoro è rappresentata da lavoratori autonomi e a dirigere le piccole imprese sono spesso i giovani. Circa il 95% delle aziende italiane conta meno di 10 dipendenti. Ciò nonostante la percentuale della popolazione che avvia un’impresa è inferiore alla media dell’OCSE.

Come stanno vivendo questo periodo di difficoltà le micro-imprese italiane?

E tra queste piccole imprese quelle dedicate alla Consulenza d’Immagine come se la cavano?

Il mondo della Consulenza d’Immagine in Italia è stato a lungo associato e legato all’andamento del mercato della moda, sia quello dell’abbigliamento che degli accessori. Sappiamo che oggi questo settore sta soffrendo a causa del distanziamento sociale e delle difficoltà economiche che porteranno probabilmente molti consumatori a rivedere le proprie modalità di acquisto e i panieri d’acquisto.

In questo periodo molti di noi hanno concentrato la propria spesa su beni di prima necessità (come i generi alimentari) o beni che hanno permesso di mantenere un certo benessere psico-fisico anche in situazione di lockdown (attrezzi sportivi per svolgere attività a casa, libri, film e intrattenimento casalingo di vario tipo).

Ma cosa succederà nei prossimi giorni, settimane e mesi?

Diverse ricerche e studi, sia specifici al settore della moda (come riporta BoF) sia più generalisti (come riportano sia alcuni articoli/ricerche di Harvard Business Review che di McKinsey) sono concordi nell’affermare che le cose non torneranno esattamente come prima e il consumo dei prodotti moda non sarà quello a cui ci eravamo abituati negli ultimi decenni.

Come si augura anche Giorgio Armani nella sua lettera, il settore della moda dovrà scoprire un nuovo modo di essere, più lento e più etico.

I consumatori saranno più attenti a ciò che acquistano e… la “quarantena del consumo” potrebbe accelerare alcuni di questi spostamenti dei consumatori, come una crescente antipatia nei confronti dei modelli di business che producono rifiuti e accresciute aspettative per un’azione mirata e sostenibile. Nel frattempo, alcuni dei cambiamenti a cui assisteremo nel sistema della moda, come il cambio di marcia digitale, la vendita al dettaglio, il design senza stagione e il declino del commercio all’ingrosso, sono principalmente un’accelerazione dell’inevitabile – cose che sarebbero accadute comunque ma che la pandemia ha enfatizzato e accelerato.

Questo ovviamente richiederà un adattamento del settore e il ruolo del consulente d’immagine potrebbe portare ad una svolta e aiutare le imprese ad affrontare il cambiamento.

Si tratta di un’occasione importante in cui il consulente d’immagine può dimostrare come:

  • il suo apporto permetta di riportare il focus e l’attenzione sull’individuo
  • le sue consulenze permettano al cliente di ricevere un servizio veramente personalizzato e unico
  • la sua competenza contribuisca alla creazioni di guardaroba capsule su misura per il cliente (in un ottica di minor quantità, migliore qualità e versatilità di combinazioni)
  • le sue conoscenze aiutino ad adattare l’immagine alle esigenze digitali e di presenza in video quotidiana (dalle video-conferenze ai meeting online, dai video tutorial alle lezioni, un sempre maggior numero di persone dovrà imparare ad apparire in video e ad apparire bene, perché in mancanza di vicinanza sociale, l’immagine veicolata sarà importantissima) non solo in ambito abbigliamento ma anche make-up, acconciatura ma soprattutto in ottica di coerenza generale con il messaggio che si desidera trasmettere.

Consentendo flessibilità in termini di orario, formato del servizio e persino home office, e anche occupandosi direttamente dell’autostima, direttamente responsabile della salute e del benessere emotivo, essere un consulente d’immagine in questo momento è un’opportunità e non una difficoltà.

L’acquisizione di conoscenza ci fa sempre crescere come professionisti e apre nuove opportunità di lavoro. Se è un sogno che coltivavi da tempo e avresti sempre voluto diventare un consulente d’immagine, questo potrebbe essere il momento giusto di avviare la tua attività cominciando dalla formazione.

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