Roberto Capucci: “La moda proibita”

Abbiamo pubblicato pochi giorni fa un articolo sull’autenticità e su come creare un’immagine di sé autentica senza assumere un ruolo o un personaggio…

E oggi, mentre guardavo il documentario “La moda proibita”, una parola continuava a risuonare nella mia testa: autentico.

Il mondo della moda, e quello dell’alta moda in particolare, sono spesso conosciuti per i loro personaggi, per le celebrità che indossano gli abiti, per le curiosità, gli aneddoti e le eccentricità degli artisti che ne sono gli autori.

Roberto Capucci è senza dubbio uno di questi artisti, un genio creativo unico, un architetto ed uno scultore ancor più che uno stilista.

Roberto Capucci con una delle sue creazioni

Ma se le sue creazioni lasciano senza fiato e sono capolavori che passeranno alla storia (non solo della moda, ma anche dell’arte e del design) ciò che mi ha colpito del docufilm è l’autenticità che traspare dalle parole e dall’attitudine di Roberto Capucci: un uomo fuori dagli schemi, uno stilista d’eccezione, ma soprattutto un uomo senza compromessi.

E in questo periodo particolare in cui il settore moda affronta nuove difficoltà, in questo contesto in cui il mondo del fashion viene messo in discussione e invitato a rimettersi in discussione, colpiscono le parole di Roberto Capucci quando dice che la moda di oggi non è più creazione, ma distruzione (… si distrugge per poi comprare di nuovo…) e colpisce la sua decisione di uscire dalla Camera della Moda nel 1980 proprio nel momento in cui la moda italiana si appresta a diventare un business importante, colpisce la sua decisione contro-tendenza di non adeguarsi a due collezioni annue ma volerne fare solo una, purché degna di nota.

Ci si rende conto dopo pochi minuti di film che Roberto Capucci è un uomo d’eccezione, fedele a sé stesso, ai suoi valori e alla sua creatività. Tanto fedele a sé stesso e alle sue creazioni da negarle ad Anna Magnani per un contrasto di opinioni. Uno stilista che allontana le clienti che cercano i suoi abiti “per l’etichetta” (il contrario di quello che numerosi marchi di alta gamma fanno quando vendono un semplice t-shirt bianca a prezzi importanti solo perché porta un’etichetta con il marchio).

Un uomo, Roberto Capucci, che ama la bellezza e che ama la bellezza delle donne, bellezza che vuole mettere su un piedistallo

“… ogni donna ha qualcosa di bello da mostrare: o gli occhi o il viso o la bocca o le spalle o la vita…”

Roberto Capucci

E con i suoi abiti ogni donna può essere una regina. Non solo per i colori sgargianti, gli accostamenti inusuali o le architetture delle sue creazioni…

Roberto Capucci sapeva vedere la bellezza, sapeva cogliere il valore della persona e comunicarlo, come fece con l’abito disegnato per Rita Levi-Montalcini in occasione del conferimento del Premio Nobel per la medicina del 1986: un abito tra quelli più famosi da lui disegnati, eppure così diverso rispetto ad altri.

Un abito pensato per chi doveva indossarlo: Rita Levi-Montalcini, una scienziata, una professoressa.

“Non potevo crearlo con colori sgargianti” afferma Roberto Capucci nel film, e infatti scelse colori sobri e scuri, che nel velluto risultavano ancora più regali ma seri e autorevoli. Pare che Rita-Levi Montalcini fosse un po’ a disagio per la coda dell’abito ma lui le disse: “Sarete l’unica donna a ritirare il premio e dovete essere la regina della serata”. Da quel momento in poi divenne una sua affezionata cliente.

Rita Levi-Montalcini al conferimento del premio Nobel per la medicina nel 1986 in abito Roberto Capucci
Rita Levi-Montalcini al conferimento del premio Nobel per la medicina nel 1986 in abito Roberto Capucci

Il docufilm “La moda proibita – Roberto Capucci e il Futuro dell’Alta Moda”, scritto e diretto da Ottavio Rosati, prodotto da Plays e distribuito da Istituto Luce Cinecittà è sicuramente un documentario da vedere per chiunque sia interessato di moda o di arte, ma anche per tutti quelli che, come me, gioiscono nel vedere il successo di un uomo autentico e appassionato di bellezza che ha dedicato la sua vita ad essa.

Vi lascio con un’altra delle sue frasi che spero sia di ispirazione per tutti i consulenti d’immagine:

A volte si vedono abiti che portano la cliente, ma è la cliente che deve portare l’abito.

Articolo di Valeria Viero, direttrice ESR Italia

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